Sempre più spesso, quando ci si ritrova a parlare di birre tra amici, in molti si chiedono qual è la differenza tra una birra artigianale ed una birra industriale.
Per rispondere a questa domanda si può iniziare con una similitudine: la differenza è paragonabile a quella che c’è tra vedere un film a casa oppure al cinema. Una birra artigianale fa provare a chi la beve una serie di sensazioni (alla vista, all’olfatto, al palato) impossibili da replicare per una birra industriale, esattamente come un film al cinema risulta più coinvolgente e godibile di un film visto a casa, a prescindere da quale televisore o impianto stereo all’avanguardia si possegga.
La birra artigianale nasce dalla passione dell’artigiano, che la produce utilizzando materie prime fresche che esaltano la qualità e la fragranza del prodotto finito, rilasciando aromi che rendono unico il suo sapore. Ma per capire al meglio le differenze che ci regalano le birre artigianali, è necessario prima conoscere le caratteristiche delle birre prodotte industrialmente.
La prima cosa che caratterizza le birre industriali è che queste sono sempre filtrate e pastorizzate: un processo che serve a garantire la massima conservazione del prodotto e ad annullare le eventuali variazioni di gusto rispetto al “modello” originale. Per le multinazionali è infatti importante uniformare il gusto dei loro prodotti: eliminando le differenze si ottiene una birra riconoscibile ovunque da qualsiasi consumatore.
Ma che cos’è la pastorizzazione? Si tratta di un processo termico che, tramite il vapore, porta la birra alla temperatura di 60 gradi per 20-30 minuti. Insieme al microfiltraggio concorre a depurare la bevanda da eventuali microrganismi. In questo modo però il meccanismo di trasformazione degli zuccheri in alcool viene fermato, privando così la birra di molte sue peculiarità, come ad esempio gli aromi e profumi che si vengono invece a creare in una birra artigianale.
Le birre industriali, inoltre, spesso sono prodotte con additivi chimici, conservanti e con surrogati del malto d’orzo (come il riso e il mais), che permettono di contrarre i costi di produzione ma compromettono di gran lunga l’esperienza gustativa.
La birra artigianale, di contro, non è sottoposta a processi chimici, è integra e non pastorizzata. Deve essere tenuta a basse temperature e va consumata in fretta, dal momento che non contiene i conservanti che spesso sono aggiunti alla birra industriale. La birra artigianale conserva quindi tutti gli aromi e i profumi originali e le variazioni di gusto ne definiscono le differenze.
I produttori di birra artigianale puntano sull’alta qualità degli ingredienti e, data la loro natura “locale”, sperimentano nuovo formule mettendo in risalto i prodotti tipici del territorio. Le birre artigianali sono quindi spesso il frutto di specifici territori. Inoltre il produttore artigianale è spinto dall’amore per il suo prodotto a cercare sempre nuovi sapori, sperimentando nuove spezie e nuovi ingredienti, per colpire il palato del suo acquirente.
Uno dei principali parametri che differenzia le due tipologie di birre è sicuramente il prezzo: una birra artigianale italiana costa di più di una birra industriale. Molti si chiedono il perché, ma bisogna tenere in considerazione una lunga serie di fattori che portano inevitabilmente a far lievitare i costi della produzione di birra artigianale rispetto alla birra industriale.
Innanzitutto gli ingredienti: sono di prima qualitàe vengono acquistati in quantità ridotte rispetto alle birrerie industriali. La durata prima della scadenza è poi inevitabilmente minore, visto che stiamo parlando di un prodotto che si può definire “vivo” e non pastorizzato. Questo fa sì che le birre artigianali soffrano anche i trasporti a lungo raggio, al contrario delle birre industriali pastorizzate che, se bevute in qualunque parte del mondo, risulteranno sempre con caratteristiche organolettiche standardizzate.
I produttori di birre artigianali in Italia sono aumentati esponenzialmente nel corso degli ultimi anni: al momento se ne contano circa 700 tra microproduttori e brewpub, con la presenza di almeno un’azienda in ogni provincia. A far da capofila è la Lombardia, seguita da Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Veneto. Si tratta di piccole aziende, prevalentemente costituite da under 40, in grado di impiegare mediamente da 2 a 5 persone e con una media produttiva annua per azienda che si attesta sui 411 ettolitri.
Da tempo gli appassionati preferiscono il sapore e il profumo delle birre artigianali, ma oramai anche tra i consumatori occasionali il binomio “birra artigianale e qualità” è una verità che non può essere contestata: il successo della birra artigianale è sempre maggiore e sembra destinato ad aumentare anche nei prossimi anni.
Federico Risi
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