Esiste un posto magnifico in Francia che è tagliato in due da un fiume, la Loira. Da entrambe i lati ci sono vigneti ordinati e antichi. Lungo lo scorrere del grande fiume si trova, sulla riva destra Sancerre, sulla riva sinistra Puilly-sur-Loire. Due piattaforme di roccia attraversate dall’acqua. La cosa straordinaria sta nel fatto che il plateaux di Sancerre è composto di calcare e silice, quello di Puilly-sur-Loire è composto di porfidi duri. Su entrambi i territori si coltiva lo stesso vitigno, il Sauvignon blanc.
Ricordo un vigneron ad una degustazione con un secchio d’acqua sul suo banchetto. Vedevo che immergeva i sassi e poi li annusava. Non capivo. Mi sono avvicinato e mi ha detto: “Vuoi sentire il profumo minerale della silice?”. Ho provato. Ho immerso il sasso nell’acqua e ho annusato. Ebbene usciva un profumo particolare tipico di quando si entra nelle grotte o nelle cave di marmo. Insomma un profumo c’era. Poi lo stesso vigneron prese in mano altre due rocce e le sbattè una contro l’altra facendone scoppiare delle scintille. Mi avvicinò le due rocce e mi fece sentire il profumo fumè dei porfidi dei suoli vulcanici. Una sensazione di pietra focaia e di grafite.
Tutto questo a che fine? È la differenza di mineralità che si può trovare nei Sauvignon prodotti a Sancerre e a Pouilly. Insomma c’era un motivo se quei vini erano così diversi tra loro. Quindi minerale non è solo un termine che "fa figo" quando si degusta, anche se effettivamente, viene molte volte usato in maniera distorta.
La mineralità da quelle parti del vigneron della Loira è talmente percettibile che il vino stesso prodotto a Pouilly-sur-Loire si chiama Pouilly fumè. Ogni terra carica di forza minerale il vino. Pensiamo all’eleganza dei grandi Baroli prodotti sui bricchi marnosi delle Langhe, ai vini che nascono dalle crete senesi, gli intensi traminer sui porfidi di Terlano, i sangiovesi sulle sassaie di Bolgheri, le garganeghe sui piccoli vulcani di Soave, i caratteriali Etna Rossi e così via.
Ma quali sono i profumi definiti minerali?
Ardesia, benzina, ghiaia, grafite, idrocarburi, inchiostro, petrolio, pietra focaia, salsedine, silice.
Qualcuno di voi starà storcendo il naso. Petrolio? Benzina? Idrocarburi? Macchèèè? Allora fate una prova. Prendete un bel riesling renano o della Mosella. Ma se non volete fare tanta strada passate dalla Valtenesi sulla sponda bresciana del Garda e provatene uno. Annusate e non potete non sentire il profumo di idrocarburo. In alcuni casi è talmente forte, che potrebbe essere confuso con un difetto da chi non ama i vini troppo caratteriali. In questo caso è un effetto della vinificazione e l’aroma deriva quindi dall’uva. In altri casi le terre rilasciano componenti e precursori aromatici che ne caratterizzano le qualità olfattive.
Di solito la mineralità si trova sempre in vini particolarmente puliti, netti, dove la percezione delle componenti aromatiche è nitida.
La mineralità è un carattere che si percepisce quando le rese in pianta sono basse.
La mineralità di un vino si percepisce con il suo invecchiamento, soprattutto nei
vini bianchi. Soprattutto con quei vini che provengono da terre vulcaniche. A volte si aprono e sembra di aver sparato un colpo…esagero!
Comunque ricordatevi sempre che trovare questo carattere in un vino ne eleva il prestigio e lo fa diventare molto più intrigante. Provate a trovare la mineralità!
Fabio De Vecchi
S&M