Ad un mese dall’inaugurazione del nuovo punto vendita Eataly nella città di Verona, è interessante ascoltare le parole del fondatore del marchio Oscar Farinetti a proposito dei successi e degli insuccessi collezionati nel corso della sua lunga carriera imprenditoriale: se guardassimo soltanto a quest’ultima apertura, infatti, rischieremmo di dimenticare il percorso che ha portato alla diffusione globale del marchio, passata attraverso il naufragio dell’idea delle “Osterie Fuoriporta” e la cessione in franchising di Eataly Japan.
Andiamo dunque a conoscere la storia di vita di Natale (Oscar) Farinetti, anche attraverso i suoi libri.
Assolutamente sì. Da imprenditore, credo che senza dati un discorso sia solo una vana chiacchiera. Ho scritto sedici libri, con un milione di copie vendute in totale tra il mercato italiano e quello inglese; con “Store di coraggio” ho totalizzato 300.000 copie vendute nel solo mercato statunitense! Senza questi numeri non saprei quantificare l’interesse dei lettori. La stessa cosa vale per Eataly: ho aperto quarantadue punti vendita del brand in diciassette paesi diversi, ma cinque anni fa ho deciso di ritirarmi per lasciar spazio ai miei tre figli all’interno del progetto. Quanto a me, attualmente coordino due fondazioni, una che fa riferimento al mondo della letteratura ed è basata a Fontanafredda e una seconda, basata a Verona, di stampo artistico.
Sono presidente dell’Associazione Amici dell’Università di Scienze Gastronomiche e comproprietario, insieme ai miei soci, della Scuola Holden di Torino.
Sono certamente orgoglioso di essere italiano e mi sento molto fortunato ad essere nato qui, nel Bel Paese. Non saprei scegliere un solo motivo per riconoscere nell’Italia un’eccellenza: dai beni UNESCO alla vasta biodiversità presente sul territorio nazionale, tutto concorre a rendere il patrimonio di questa terra davvero irripetibile e unico al mondo. Eataly è una vetrina per una parte di questo patrimonio.
Come in ogni punto vendita di Eataly, i dipendenti sono selezionati direttamente sul territorio, per consentire al pubblico dei consumatori di avere sempre a che fare con persone del luogo, che ne conoscano le tipicità e abbiano un forte legame con la realtà circostante. Il riferimento, per il punto vendita di Verona, è l’intero Triveneto, che amo per le località turistiche oltre che per la qualità dell’offerta enogastronomica; a rendere strategica la posizione dello store è poi la presenza di Veronafiere e di Vinitaly, che forse potresti aver già sentito nominare.
Credo che all’incirca avremo 400 brand da proporre al pubblico, con un paio di centinaia di nomi legati al territorio e 2.000 etichette selezionate per la vendita. Il modello che ci si avvicina maggiormente è quello di Torino, dove Eataly ha una gamma di vini altrettanto ampia.
Per approfondire i contenuti dell’intervista, vi invitiamo a recuperarne il video integrale: se poi voleste indagare ulteriormente la vita, i successi e gli insuccessi di Oscar Farinetti, vi consigliamo la lettura di “Never Quiet – La mia storia (autorizzata malvolentieri)”, edita da Rizzoli nel 2021.
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