Con un richiamo alla latinità, Argillae esalta già dal nome il territorio su cui crescono le sue uve, divise tra le varietà locali e alcune rappresentanze internazionali. In compagnia di Giulia Di Cosimo, titolare dell’azienda e vicepresidente del Consorzio di Tutela dei Vini di Orvieto, conosciamo più da vicino i vini di punta della cantina, assaggiandoli a partire dal Grechetto.
Il Grechetto è forse l’uva bianca più importante dell’intera Umbria. È anche una tra le più diffuse, arrivando fino al Lazio; delle sette etichette disponibili nella nostra produzione, degusteremo Grechetto, Panata e Primo d’Anfora, per la loro rappresentatività all’interno del brand. Il focus della nostra cantina è infatti quello di promuovere principalmente vini bianchi, che costituiscono il 90% della nostra produzione.
Esatto, ci sono conchiglie e fossili all’interno: rappresentano le note minerali che contribuiscono al sapore del vino. Tornando al Grechetto, ne abbiamo due varietà, il Grechetto di Todi e il Grechetto di Orvieto, con cui creiamo il nostro blend. Quello che abbiamo nel bicchiere è un Grechetto del 2021, l’ultima annata disponibile: è stata realizzata interamente in contenitori d’acciaio, senza passaggi in barrique. Ha un retrogusto di mandorla molto caratteristico e inconfondibile, che ne testimonia la parte tannica; è come se questo vino avesse l’anima di un rosso!
Questo influenza anche le potenzialità che ha come vino negli abbinamenti, permettendogli di sposarsi anche con la carne. Ne produciamo circa 10.000 bottiglie.
L’Orvieto Classico Superiore Panata deriva da quattro processi di selezione che diminuiscono il numero di bottiglie che ne possiamo produrre, che si aggira intorno alle 6.000. Il Panata è un blend di Grechetto, Trebbiano e Chardonnay, con una fermentazione che avviene in parte in acciaio e in parte in legno di quercia; successivamente rimane per 12 mesi in bottiglia. Quasi dimenticavo: l’annata è del 2020.
È un vino più complesso, versatile, che si abbina alla perfezione con il cibo locale, piatti di pesce sicuramente. Per quanto riguarda la cucina internazionale eviterei portate di pesce crudo dal gusto delicato, per via della struttura che ha questo vino, ma lo accompagnerei con porzioni di zuppa di verdure o anche di carne.
Prima di tutto, dobbiamo dire che il Primo d’Anfora è un nuovo progetto per la cantina. Ha un significato particolare essendo completamente prodotto in anfora, nell’argilla di fatto, il primo della sua razza, per così dire. È un blend di Grechetto, Drupeggio e Malvasia; la quantità della produzione è davvero limitatissima, tanto che ogni bottiglia è numerata. Questo perché abbiamo soltanto tre anfore, per il momento.
Ne stiamo bevendo un calice del 2018, ma è giovanissimo, con soli quattro anni di maturazione mostra quanto possa ancora crescere. Pensiamo che l’invecchiamento minimo dovrebbe essere di quindici anni, ma non abbiamo ancora dati certi su questo dal momento che la sua produzione è iniziata nel 2016.
Per concludere, ricordiamo ai lettori che la cantina Argillae è impegnata sul fronte della sostenibilità, che va dall’utilizzo di un vetro più sottile al risparmio di acqua. Per ascoltare altri episodi di “The Italian Wine Podcast”, rimanete con noi seguendoci su Mamma Jumbo Shrimp.
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