Da antiche tradizioni romane alle tavole delle corti nobiliari rinascimentali, il percorso di questo "oro nero" è un viaggio attraverso i secoli che ha plasmato sapori unici e tradizioni ineguagliabili.
Questo condimento prezioso non è solo un elemento culinario, ma una testimonianza della storia, della cultura e dell'arte enogastronomica italiana.
La sua genesi è antica, risale agli albori del III millennio a.C., quando civiltà del Vicino Oriente utilizzavano aceti di uva, mele, datteri e fichi a fini culinari e medicinali.
Le radici dell'aceto balsamico tradizionale risalgono all'epoca romana, dove l'uso del mosto cotto per la produzione dell'aceto era già diffuso.
Lucio Columella, agronomo romano del I secolo d.C., descriveva la cottura del mosto come pratica comune.
Nel Medioevo, l'aceto era ampiamente utilizzato a sud delle Alpi, con una menzione particolare all'aceto prodotto a Canossa.
Il monaco benedettino Donizone, nel XII secolo, racconta di come l'imperatore Enrico II di Franconia richiese questo aceto durante una sua visita a Piacenza.
Con il Rinascimento, l'aceto balsamico diventa protagonista delle tavole aristocratiche europee, trasformandosi in un condimento raffinato e costoso.
Le corti europee, ispirate alle mode italiane, favoriscono la crescita della produzione, e il balsamico diventa un simbolo di status e lusso.
Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara, addirittura lo richiedeva per alleviare le doglie del parto.
Le prime testimonianze scritte sull'aceto balsamico risalgono al XVII secolo, con il conte Giorgio Gallesio e il suo studio presso l'Acetaia di un amico.
Le sue note manoscritte del 1839, ritrovate negli Stati Uniti, costituiscono il documento più antico sulla produzione dell'aceto a Modena.
In quegli anni, l'aceto balsamico inizia a farsi strada nelle esposizioni internazionali e ad attirare l'attenzione a livello globale.
Nel corso del XX secolo, l'aceto balsamico tradizionale acquisisce fama mondiale.
Nel 1976 nasce l'Associazione Produttori del Balsamico Tradizionale di Modena, che crea un disciplinare di produzione per garantire la qualità e la tradizione.
Nel 1933, il Ministro dell'Agricoltura, Dott. Acerbo, ufficialmente riconosce la "secolare e caratteristica industria" dell'aceto balsamico di Modena.
Nel 2000, l'Unione Europea riconosce la DOP, e nel 2009, la denominazione viene registrata ufficialmente.
L'aceto balsamico tradizionale di Modena DOP è la massima espressione della tradizione.
Limitato nella produzione, con un prezzo esclusivo, rappresenta il culmine dell'arte acetiera modenese.
Le particolari caratteristiche pedoclimatiche del territorio e le competenze tramandate nel tempo si fondono per creare questo prodotto distintivo.
Angela Cordioli
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