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Spreco alimentare: impariamo a essere parsimoniosi col cibo

Lo spreco alimentare è tra le cose peggiori del mondo. Soprattutto nei paesi moderni, c’è un surplus di cibo e risorse che non ci porta a considerare quanto siamo fortunati, a dare per scontato che un bicchiere d’acqua si può trovare dappertutto. Ma una grande parte della popolazione mondiale non è affatto così. Quante volte capita di acquistare un prodotto, metterlo in frigo e dimenticarlo lì? Ecco uno spreco alimentare: cibo buono acquistato e buttato perché scaduto o diventato immangiabile. Vediamo ora i dati e come è possibile combattere questa problematica.

 

 

Spreco alimentare: ecco i dati ufficiali in Italia

 

 

 

In Italia si registrano 15 miliardi di spreco alimentare così ripartiti: lo spreco di cibo a livello domestico vale quasi 12 miliardi, ai quali va aggiunto lo spreco alimentare di filiera (produzione - distribuzione), stimato in oltre 3 miliardi. Lo spreco complessivo di cibo vale pertanto oltre 15 miliardi (per l'esattezza 15.034.347.348).

Quanto viene gettato nelle case rappresenta i 4/5 dello spreco alimentare complessivo in Italia: parliamo dello 0,88% del Pil (fonte Istat). Anche la distribuzione, pur adottando da tempo comportamenti virtuosi e pratiche di recupero del cibo a ridosso di scadenza, ha i suoi "buchi neri": la stima nazionale è di 220.000 tonnellate di cibo sprecato ogni anno, 2,89 kg/pro-capite, ovvero 18,7 kg di cibo sprecati ogni anno per metro quadro di superficie di vendita, soprattutto frutta e verdura, pane e prodotti da forno, latticini (progetto Reduce 2018).

Per quanto riguarda gli sprechi alimentari nelle scuole, l'indagine Reduce ha calcolato un avanzo medio di 90 grammi nel piatto di ogni studente, e di 27 grammi di cibo intatto, abbandonato nelle mense per ogni pasto. Ma è dalle scuole che, secondo gli italiani, deve partire la rigenerazione di una società sostenibile. Lo testimoniano i nuovi dati 2019 dell'Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market /Swg, perchè 7 italiani su 10 (68%) danno un mandato proprio alla sensibilizzazione scolastica per promuovere l'attenzione e la prevenzione negli sprechi alimentari, in rapporto quindi alle nuove generazioni

 

Spreco alimentare: impariamo a combatterlo

 

Per prima cosa è bene dire che non tutto il cibo viene “sprecato”. Una parte di esso viene anche “perso”. La perdita di cibo si riferisce alla diminuzione della massa di cibo commestibile che si verifica per diverse ragioni nelle prime fasi della filiera alimentare: la produzione, il post-raccolto e le fasi di lavorazione. Lo spreco alimentare è invece quello che si verifica invece alla fine della filiera, in genere a causa del comportamento di rivenditori e consumatori.

Per migliorare il nostro rapporto con lo spreco alimentare esistono diversi modi. Il primo passo è quello di comprare meno o soltanto quello di cui uno ha bisogno, facendo particolare attenzione ai prodotti più velocemente deperibili. Inoltre, è importante cercare di riutilizzare il cibo in tutte le sue forme con ricette ad hoc. E poi fai attenzione a come consumi le verdure perché troppo spesso si buttano via parti che invece potrebbero essere utilizzate».

Bisogna stare molto attenti a quello che c’è scritto sulla confezione. È importante separare il cibo già pronto da quello crudo, anche per evitare eventuali contaminazioni. Poi ovviamente bisogna fare attenzione alle date di scadenza, facendo una distinzione con le date “consumarsi preferibilmente entro” perché nel primo caso la data è definitiva, mentre nel secondo non lo è e il prodotto può essere consumato anche un giorno dopo. Si potrebbe fare come nei supermercati e mettere davanti nella dispensa i prodotti che scadono prima.

A livello internazionale da anni oramai si moltiplicano gli sforzi per combattere lo spreco alimentare: è importante capire che la necessità di un cambiamento culturale radicale, oltre che la possibilità di fare molto già oggi, modificando i comportamenti individuali.

Secondo un recente studio dell’università di Houston (Texas), la gente non sceglie un certo prodotto perché avverte poca familiarità. Se però quel prodotto ci sembra più vicino, allora può diventare attraente. Applicando questo principio al cibo, si dovrebbero raffigurare (per esempio nei supermercati e nelle campagne pubblicitarie) frutta e verdura imperfette con immagini che ne ricordino alcune assolutamente normali. Nello studio vengono fatti altri esempi come quello di un cetriolo che compone un volto, e si dimostra, su un campione di 300 consumatori, che il cambiamento di propensione in seguito all’esposizione a questo genere di figure è presente e assolutamente misurabile. Se i rivenditori applicassero questo metodo i consumatori sarebbero più inclini ad acquistare anche frutta e verdura che non rispondendo  agli standard commerciali, spesso contribuisce a incrementare  quei 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sprecato ogni anno a livello mondiale.

Insomma, anche il marketing può venire in auto a combattere lo spreco alimentare e ricordate che su Spaghetti & Mandolino troverai solo prodotti di qualità, qui lo spreco è assolutamente vietato!

 

Francesco Scuderi

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